Fusione fredda – Il funzionamento dell’E-Cat
PREMESSA
Tutto ciò che seguirà sono considerazioni altamente speculative, basate sulle poche informazioni ottenibili da alcune immagini dell’E-Cat e dalle poche notizie rilasciate dalla coppia Rossi-Focardi. Cercare di capire come funziona l’invenzione del millennio è un gioco divertente, ma probabilmente utile solo agli irriducibili curiosi. Il punto è questo: com’è possibile che un tubo di rame dall’apparenza mesta e poco signorile possa rivoluzionare il mondo ?
Speriamo che Rossi non se la prenda, in fondo in tutto quello che segue non c’è niente di riservato. È un modo per riassumere le idee e le notizie tecniche apparse sull’ E-Cat nei diversi mesi, alcune addirittura nate nei blog (vedi in seguito il catalizzatore a membrana PEM). Da questo, aggiungendo qualche disegno CAD ed un po’ di fantasia, ecco nascere un reverse engineering molto, ma molto, approssimativo. Tutti gli interessati possono quindi esprimere ogni loro dubbio o perplessità nei commenti. Il nostro amico Eugenio sarà felice di aggiornare questo “Fanta-E-cat” con i ragionamenti di tutti quelli che intendono collaborare… alla ricerca del gatto perfetto ! Ovviamente: Don’t try this at home !
COMINCIAMO A PARLARE DEL NOSTRO TUBO
Come si vede da qualsiasi foto e dal modello semplificato 3D, l’E-Cat è un tubo sagomato in rame. Ci sono chiari i punti di ingresso dell’acqua ed il punto di uscita. Si dà per scontato che l’acqua non tocchi mai ne l’idrogeno e ne la miscela di Nickel. La camera interna, ovvero il cuore del reattore, è un contenitore di acciaio inox in cui dentro è contenuta la miscela in pressione satura di H2 probabilmente a 20/30 bar.
Il sistema si scalda a mezzo di due termoresistenze. La prima interna più piccola e la seconda esterna molto corposa. La prima domanda è: perché due ? La resistenza interna, che secondo noi Rossi chiama “di controllo”, è la principale responsabile del riscaldamento della miscela. L’abbiamo piazzata sull’asse del tubo al centro del nucleo del reattore. Mi sembra il punto più sensato dove il suo effetto sul nickel possa essere massimizzato. La termoresistenza scalda in pratica tutto il core di acciaio inox. La seconda resistenza è molto esterna. La sua missione è probabilmente quella di scaldare tutto il tubo in modo che si raggiunga velocemente la temperatura di innesco della reazione Ni-H. È sicuramente utile anche per preriscaldare l’idrogeno che si trova nel tubo.